Il 17 e 18 ottobre scorsi ha avuto luogo a Firenze, presso i locali della libreria e casa editrice LibriLiberi, la seconda edizione del convegno“Siamo adottati e stiamo bene”, di cui riportiamo un breve resoconto. Nei prossimi mesi pubblicheremo gli approfondimenti dei temi e dei lavori proposti.
Nata da un’idea di Anna Genni Miliotti, scrittrice, formatrice e mamma adottiva, la due giorni di incontri si è strutturata su una provocazione di base per sfatare tanti miti e luoghi comuni sull’adozione: ma davvero le persone adottate sono tutte infelici, piene di traumi e problemi, molto più delle persone non adottate? Davvero l’adozione è un percorso che crea solo dolore e disagi?
La risposta a queste domande si è andata a comporre in vari momenti del convegno, che ha dato voce ai tanti attori della dell’adozione: figli adottivi nazionali e internazionali, riconosciuti alla nascita e non riconosciuti, genitori adottivi e genitori che hanno lasciato il proprio figlio in adozione, compagni e compagne di vita di persone adottate.
Il convegno si è aperto con il meeting nazionale dei figli adottivi non riconosciuti alla nascita, con una nutrita presenza di membri del Comitato per la Ricerca delle Origini Biologiche, e di FAEGN (Figli adottivi e genitori naturali). Parliamo di figli adottivi nazionali, nati da madri che hanno deciso di partorire in anonimato, che lottano da anni perché l’attuale legge che regola la conoscenza delle origini biologiche, impedisce loro, per cento lunghi anni, di poter accedere alle informazioni riguardo alle loro origini biologiche, nonostante la dichiarazione di incostituzionalità pronunciata nel 2013, e la conseguente condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo.
Durante l’incontro è stato presentato il libro “Il parto anonimo” (Artetetra edizioni, 2015), scritto e curato dalla prof.ssa Stefania Stefanelli, con i contributi di Anna Arecchia ed Emilia Rosati (presidente e vice-presidente delComitato per la Ricerca delle Origini Biologiche) alla presenza dell’on. Antimo Cesaro, che è uno dei firmatari della proposta di modifica della legge approvata il 18 giugno scorso alla Camera dei Deputati, e che dovrà passare al vaglio del Senato nei prossimi mesi.
Nel pomeriggio ha avuto luogo un workshop esperienziale sul rapporto fra figli, genitori adottivi e genitori di nascita, tenuto dalla dott.ssa Margarita Soledad Assettati, psicologa psicoterapeuta e figlia adottiva, durante il quale si è riflettuto – anche grazie alla presenza di tutti i rappresentanti di questa triade così particolare – sul senso di rispetto che deve animare il complesso intreccio delle relazioni familiari adottive.
Domenica 18 ottobre è stato presentato l’ultimo volume di Anna Genni Miliotti, “Le fiabe per parlare di Adozione. Un aiuto per grandi e piccini” (Franco Angeli, 2015), con la lettura di alcuni stralci di storie nate dai laboratori che l’autrice ha realizzato nelle scuole. Proprio la scuola e l’inserimento scolastico dei bambini adottivi è stato il secondo momento della giornata, con l’approfondimento dei pregi e i limiti applicativi delle “Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati” emanate dal MIUR, con il supporto della prof.ssa Alessandra Papa, direttrice dell’Ufficio Scolastico Regionale della Toscana.
Il convegno si è poi concluso con la premiazione del concorso letterario “Ti racconto un viaggio”, indetto da Anna Genni Miliotti, e diretto a tutti quei genitori adottivi che hanno voluto mettere nero su bianco i passaggi delle propria storia di adozione. Ne è nato un libro, edito da LibriLiberi Editore, che rappresenta un’altra possibilità di raccontare l’adozione come percorso lungo una vita.
Come ogni viaggio, anche l’adozione porta con sé difficoltà innegabili, tormente e bonacce, mareggiate e secche improvvise. E certo non esistono formule magiche per affrontarle. Esistono però degli strumenti molto efficaci come questi momenti di incontro e riflessione che sanno includere ogni passeggero di questo viaggio.
Capita spesso che i primi a essere esclusi dagli spazi di confronto (ad esempio in gruppi organizzati dai sevizi sociali, o da associazioni, movimenti e coordinamenti di genitori) siano proprio i figli adottivi, percepiti forse – anche quando adulti – come l’anello debole della cosiddetta “vicenda adottiva”.
L’adozione è un atto esistenziale, esperienziale e relazionale allo stesso momento, all’interno del quale chi è stato adottato ha voce in capitolo tanto quanto chi adotta, se non di più. È un concetto apparentemente semplice da comprendere. In realtà il diritto dei genitori, la loro auto realizzazione come tali, spesso (non sempre) si fa preminente a discapito di chi di quell’unione familiare dovrebbe giovarsi.
Parafrasando il titolo del convegno: siamo adottati, e stiamo bene se veniamo ascoltati.
Giorgio Pezza, “marito adottivo” e giornalista